Spesso quando si parla di omega 3 le fonti citate sono il pesce, l’olio di pesce e le noci.
Questi preziosi acidi grassi sono però presenti anche in un’altra fonte naturale: l’olio di krill.
Ma procediamo con ordine: cos’è, esattamente, il krill?
Le proprietà del suo olio sono le stesse dell’olio di pesce?
E quali sono i benefici derivanti dalla sua assunzione?
Olio di krill: le origini
Con il termine “krill” si indicano piccoli crostacei rossi, simili a gamberetti, che vivono nell’Oceano Antartico.
La loro capacità di vivere in acque così fredde è attribuibile al loro contenuto elevato in grassi polinsaturi a lunga catena, che si trovano nelle loro membrane in forma di fosfolipidi (soprattutto fosfatidilcolina); questa struttura conferisce un’ottima fluidità alle membrane del krill anche alle basse temperature.
Fra gli acidi grassi presenti all’interno di questi fosfolipidi sono inclusi gli omega 3 necessari all’organismo umano per mantenersi in salute: il Dha (acido docosaesaenoico) e l’Epa (acido eicosapentaenoico).
Data l’elevata disponibilità di krill (secondo alcune stime nell’Oceano Antartico ce ne sarebbero ben 300 miliardi di tonnellate), oggi l’olio di krill è considerato una fonte molto interessante di questi acidi grassi omega 3.
Gli omega 3 dell’olio di krill
Rispetto all’olio di pesce, l’olio di krill è più ricco di Epa: ne contiene all’incirca il 14% sul peso, contro un più limitato ma pur sempre significativo 6,5% di Dha.
Il fatto che questi omega 3 siano presenti sotto forma di fosfolipidi sembra poter offrire dei vantaggi in termini di assorbimento.
Al di là di questi aspetti tecnici, il punto fondamentale è che anche agli omega 3 dell’olio di krill, come a quelli più noti dell’olio di pesce, sono stati associati diversi benefici per la salute.
In particolare, l’olio di krill si è dimostrato potenzialmente utile contro le dislipidemie (alterazioni dei livelli di lipidi nel sangue), contro l’infiammazione e contro la sindrome premestruale.
Inoltre sembra essere potenzialmente utile per la memoria.
Fosfatidilcolina e astaxantina: il valore aggiunto dell’olio di krill
Non bisogna poi dimenticare le altre caratteristiche interessanti dell’olio di krill: la presenza di fosfatidilcolina e di astaxantina.
La prima si è dimostrata essere un principio attivo promettente nella riduzione dei livelli di omocisteina (un fattore di rischio cardiovascolare), nel contrasto ai problemi del fegato e contro lo stress respiratorio.
L’astaxantina, invece, esercita un’azione antiossidante.
Da sola, questa molecola è risultata più efficace contro l’ossidazione 34 volte rispetto al coenzima q10 (un altro noto antiossidante) e 48 volte rispetto all’olio di pesce.
Oltre alla protezione di fegato e salute cardiovascolare, fra i suoi possibili benefici sono inclusi un aiuto nella prevenzione del diabete e delle malattie neurodegenerative.
Olio di krill: come assumerlo
Oggi il mercato offre diversi integratori di olio di krill.
In generale si tratta di prodotti sicuri, ma è importante fare attenzione a due possibili controindicazioni: l’allergia a crostacei e molluschi e l’assunzione di anticoagulanti o antiaggreganti.
Nell’assumerlo è bene tenere presente le dosi di omega 3 necessarie per poter ottenere dei benefici:
- 250 mg di Epa+Dha per contribuire al buon funzionamento del cuore;
- 250 mg di Dha per contribuire al mantenimento delle normali funzioni cerebrali e della capacità visiva.
Infine, è bene ricordare di assumere l’olio di krill durante i pasti.